Essere se stesse, oltre le identità di genere.
L’11 ottobre si celebra la Giornata internazionale dei diritti delle bambine e delle ragazze, inaugurata nel 2012 dalle Nazioni Unite, per le drammatiche situazioni in cui molte minorenni si trovano a vivere, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Un dramma che si traduce in un dato allarmante, secondo cui la violenza sarebbe la seconda causa di mortalità al mondo per le bambine e le ragazze tra i dieci e i diciotto anni. Spose bambine, l’infibulazione, bambine prostitute. Bambine usate come merci. Un impegno, quello dell’Onu e portato avanti proprio per puntare l’attenzione sui diritti delle più piccole “raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze”.
Cosa accade nella parte “giusta del mondo” quella “progredita”, ad esempio in Italia?
È il ritratto di una nazione ancora intrappolata negli stereotipi di genere quello presentato dal dipartimento Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri e dall’Istat che ha curato lo studio “Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere”. “Sebbene una parte cospicua della popolazione sembra aver lasciato perdere la convinzione che gli uomini debbano prendersi maggiori responsabilità delle donne, continua a esistere uno zoccolo duro che resiste al cambiamento”, commenta la curatrice dello studio Linda Laura Sabbadini, capo dipartimento dell’Istat. Gli svantaggi riconosciuti sono legati al lavoro: le donne sono maggiormente svantaggiate nel trovare una professione adeguata al titolo di studio, nel guadagnare quanto i colleghi maschi, nel fare carriera e conservare il posto di lavoro. Ecco perché moltissime donne (il 44,1% contro il 19,9% degli uomini) ammettono di avere fatto rinunce in ambito lavorativo perché hanno dovuto occuparsi della famiglia e dei figli.
Quindi è ancora più importante riconoscere che il futuro ha gli occhi consapevoli delle bambine. Imparare a riconoscere gli stereotipi di genere, può aiutare ad avere maggiore fiducia in se stessi ed accompagnare l’età evolutiva nelle sue multiple evoluzioni. L’identità di genere si forma nella primissima infanzia (a due anni ne siamo già consapevoli) e viene rafforzata da famiglia, scuola, televisione, stampa, tutto concorre a trasmetterla e favorisce la polarizzazione dei generi. Assimiliamo e normalizziamo tutto quello che ci influenza, al punto di non distinguere più, quello che è inclinazione da quello è dovere sociale.
Anche i linguaggi sono importanti
È curioso analizzare gli aggettivi spesso associati al genere femminile: antipatica, pettegola, invidiosa, vanitosa, smorfiosa, civetta, altezzosa, affettuosa, apprensiva, angosciata, mortificata, premurosa, paziente, buona, tenera, vergognosa, silenziosa, servizievole, comprensiva, docile, deliziosa, delicata, disperata, ipersensibile, dolce, innocente. E se partissimo invece a ripensare al futuro parlando da linguaggi affini a tutti i sessi? Felice, soddisfatto/a, curioso/a, contento/a, pauroso/a, gentile, timido/a, tranquillo/a, arrabbiato/a, permaloso/a, vivace, triste, dispettoso/a, socievole, bravo/a, allegro/a, preoccupato/a, spaventato/a, meravigliato/a.
Bambine/i , ragazze/i più consapevoli delle proprie caratteristiche fisiche e attitudinali, per creare meno tabù e più strumenti riflessivi di dialogo e comprensione reciproca. Perché non può esserci un NOI se prima non c’è un IO.
La felicità, la leggerezza, il guardare il mondo con spensieratezza, sono sentimenti buoni, quasi banali, siamo convinti che risiedano nel cuore e nelle menti di tutti i bambini e ragazzi. Invece non è vero! Ed è importante dirlo, a loro, a noi stessi, alla società; che la felicità, soprattutto adolescenziale, non si trova su Amazon, non la si impara con un tutorial su YouTube né la si ascolta su Spotify.
La si conquista, con il coraggio di esplorare se stessi, con una mappa da “caccia al tesoro” e binocolo da marinaio, forniti da adulti a loro volta esploratori di verità altre e non proprie, per educare e di conseguenza tutelare il FUTURO DI DOMANI.
Futuro e consapevolezza è anche la nostra mission! Intimaluna sostiene e supporta diverse realtà professionali – prime fra tutte le ostetriche – che si impegnano a promuovere tra le giovani ragazze (e non solo) una più ampia conoscenza del proprio corpo e della propria funzionalità, fisica ed affettiva. A diffondere #intimaconsapevolezza.